
In Italia i titoli di Stato sono un po’ come la pasta asciutta: li conoscono tutti, li hanno usati tutti, e c’è sempre qualcuno che dirà “con quelli non sbagli mai”.
BOT, BTp, CCT… anche se non sai cosa vogliono dire le sigle, le hai sicuramente già sentite nominare: a casa, al bar o al telegiornale.
Per decenni i titoli di Stato sono stati il primo investimento degli italiani. Nonni e genitori li acquistavano come forma di risparmio sicuro, e per molti rappresentano ancora oggi il “porto sicuro” per eccellenza.
La realtà, però, è che un titolo di Stato non è buono o cattivo in sé: può essere utilissimo o completamente inutile, a seconda del motivo per cui lo compri e del momento in cui ti serve.
Cosa sono i titoli di Stato (e perché lo Stato li emette)
Un titolo di Stato è, in sostanza, un prestito che fai allo Stato.
Tu gli consegni i tuoi risparmi, e in cambio ricevi la promessa di riaverli a scadenza, più un interesse periodico.
Ma perché lo Stato emette titoli?
La finalità è chiara: raccogliere liquidità per finanziare la spesa pubblica, rifinanziare il debito in scadenza e coprire il fabbisogno del Paese.
In altre parole, senza titoli di Stato lo Stato non potrebbe sostenere investimenti, servizi pubblici e il proprio debito.
Le diverse tipologie (e perché servono)
Non esiste “il titolo di Stato”, ma diverse tipologie con logiche e scadenze differenti.
- BOT (Buoni Ordinari del Tesoro)
Scadenza breve, massimo 12 mesi. Non pagano cedole: li compri sotto la pari e incassi la differenza a scadenza. - BTP (Buoni del Tesoro Poliennali)
I più diffusi: scadenze medio-lunghe (da 3 a 30 anni), con cedole fisse pagate due volte l’anno. - CCT (Certificati di Credito del Tesoro)
Cedole variabili, legate all’andamento dei tassi. - BTP Short Term (che prendono il posto dei CTZ)
Durata tipica dai 18-30 mesi, con possibilità di essere zero coupon (senza cedole) o con cedole. - BTP Italia
Indicizzati all’inflazione: se i prezzi salgono, cresce anche la cedola.
Come funzionano nella pratica
Quando un titolo di Stato viene emesso, parte da un’asta sul mercato primario, a un prezzo convenzionale pari a 100. In questa fase il rendimento dipende solo dal tasso fisso o variabile fissato.
Poi il titolo passa al mercato secondario, dove il prezzo inizia a oscillare in base ai tassi, all’inflazione e al contesto politico ed economico.
Qui il rendimento dipende sia dal tasso cedolare sia dal prezzo di acquisto.
Un punto fermo: a scadenza lo Stato rimborsa sempre a 100.
Questo significa che in qualsiasi momento è possibile calcolare il rendimento effettivo di un titolo conoscendo tre elementi: cedola, tempo residuo e prezzo di acquisto.
Perché piacciono così tanto agli italiani
Ci sono ragioni culturali e pratiche:
- Sono facili da capire: “presto soldi, ricevo interessi”.
- Offrono cedole regolari: una sorta di “stipendio extra”.
- Sono percepiti come sicuri: “lo Stato non fallisce”.
- Trasmettono un senso di orgoglio patriottico: acquistare BTp è visto come “aiutare il Paese”.
- E soprattutto c’è la tradizione: i nonni li compravano, i genitori li tenevano in portafoglio. Una fiducia che si tramanda.
I rischi reali (da conoscere prima di comprare)
Anche i titoli di Stato hanno rischi concreti:
- Rischio tassi → se i tassi salgono, il valore dei titoli scende.
- Rischio inflazione → se la cedola è più bassa del tasso d’inflazione, perdi potere d’acquisto.
- Rischio liquidità → alcuni titoli non sono facilmente rivendibili.
- Rischio psicologico → veder scendere un BTP del 15% può spingere a vendere nel momento sbagliato, anche se a scadenza riavresti il capitale.
L’errore più diffuso: l’home bias
Gli italiani tendono a concentrare gran parte del patrimonio in titoli nazionali, per familiarità e fiducia.
È il cosiddetto home bias: investire solo su ciò che si conosce.
Il problema è che così il portafoglio diventa troppo dipendente dall’economia italiana.
Diversificare non significa non comprare BTp, ma non comprare solo BTp.
Titoli di Stato e pianificazione: il nodo centrale
I titoli di Stato non sono né buoni né cattivi: acquistano senso solo se inseriti in una pianificazione finanziaria coerente.
- Obiettivi di breve termine → vuoi cambiare auto a fine anno? Un BOT o un CTZ può essere la soluzione giusta.
- Obiettivi di medio-lungo termine → vuoi stabilità e flussi certi? Un BTP può essere adatto.
- Difesa dall’inflazione → pensi al futuro della famiglia e vuoi mantenere stabile il potere d’acquisto? Una combinazione di BTP e BTP Italia può avere senso.
Un titolo da solo non dice nulla: è come un mattone. Serve un progetto per costruire una casa.
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